Tutto quello che non ho mai detto
E' buffo, quando un uomo ti usa violenza, ti convinci che è colpa tua.
Non volevo accettarlo, non riuscivo a credere che fosse accaduto a me, sicuramente io ESAGERAVO, le cose non accadevano veramente.
In fondo ero sempre stata un po pazza, un po artista, un po diversa da tutti.
Pigra forse, invece di lavorare duro come il destino aveva deciso per me avevo deciso di fare la FOTOGRAFA. Non la ragioniera, come era deciso per quelle della mia classe sociale, a 1000 euro al mese, sotto un commercialista che non ti farà mai dare l'esame di abilitazione, che ti farà falsificare le firma sui documenti da sostituire all'ufficio imposte, che ti regalerà un panettone e una bottiglia di spumante per Natale ma non ti pagherà mai gli straordinari in maniera equa. E i sindacati intanto li avranno intortati e fatti morire e saremo tutti davanti a uno schermo a fare i grossi pagando rate all'infinito.
Ero troppo convinta di essere intelligente, troppo furba, troppo tutto per accettare il mio ruolo nella società, io volevo affrancarmi dalle case popolari, dalla povertà, da non poter fare una settimana bianca, dal vedere il proprio padre con le scarpe bucate fare tre lavori e dover sempre ripetermi che ci si doveva accontentare. Io non mi sarei accontentata mai.
Io avrei fatto la rivoluzione. L'avrei fatta con la fotografia, dato voce ai deboli, raccontato le storie delle donne, delle loro castrazioni, privazioni, degli anziani, dei ragazzini delle case popolari, dei tossici che avevo visto morire sulle panchine vicino casa mia e avrei esposto in tutti i musei e le gallerie del mondo... avevo 17 anni quando lo decisi.
E per un bel po di tempo è andata così, ho lavorato tanto, raccolto pomodori, cipolle, e pesche, fatto la cameriera, la venditrice di sigarette abusiva, la gelataia, ho lavorato come ragioniera, sì, l'ho fatto, a 19 anni, per 6 anni, poi in un call center, in un centro estetico, e ho vinto borse di studio, mi sono iscritta all'università a 34 anni... e tanto altro.
Poi ho cominciato a esporre, a lavorare.
Ho sacrificato tutto alla fotografia, anzi, non è sacrificare il termine giusto, ho dedicato tutto alla fotografia.
Stavo bene, vivevo in un castello, avevo mille progetti.
Ero sempre esagitata, tanta energia e tanto cervello, nessuno che realmente mi avesse mai incoraggiato, è normale, mi dicono, poi mi innamoravo, spesso, alla ricerca di questo principe che mi aiutasse a sconfiggere il grande drago...
...
Lo so, lo so, i puntini di sospensione non si dovrebbero usare così tanto. E io non so scrivere benissimo. Già, me lo hanno sempre ripetuto i miei amici colti, quelli che hanno fatto l'università, io che leggevo qualunque cosa trovavo, a caso, senza un piano di studi, affamata di sapere, convinta che la conoscenza e la cultura mi avrebbero davvero affrancata, non sapevo scrivere, e mentre loro mantenuti per anni dai genitori, giocavano a fare i ribelli e gli anarchici, io lavoravo, studiavo e stavo in mezzo alla gente vera, e loro diventavano sempre più colti e io rimanevo per loro sempre la solita ignorante...
((((Sulle classificazioni e le ghettizzazioni voglio scrivere un capitolo...))))
Ma tant'è scrive anche Fabio Volo, e mi piace anche, e io me lo concedo quindi di scrivere. Perchè in verità è tutta la vita che scrivo, male, sicuramente, così dicono, :-) ma scrivo. Tra l'altro ho scritto tantissime poesie e vinto anche dei premi e delle pubblicazioni...
Io ho bisogno di raccontare, di buttare fuori l'immenso universo che ho dentro.
Soprattutto ora.
Dopo 8 anni di maschere e silenzio, vergogna e dolore, esaurimento e depressione.
Si...
E racconterò tutto ciò che non ho mai detto.
E ve lo dico: è la mia vita, senza nomi e cognomi, romanzata, raccontata a seconda del mio stato vitale e delle esperienze che vivo quotidianamente, forse qualcuno ci si riconoscerà, ma sappiate che
OGNI RIFERIMENTO A COSE E PERSONE E' PURAMENTE CASUALE. Alcune cose potrebbero essere ispirate alle lettere delle donne che mi scrivono sui temi Bellezza e Violenza, e cmq utilizzerò questo pretesto per non avere rotture di scatole.
Non saprete mai se ciò che scrivo è vero o no: ma lo sappiamo mai con certezza se il nostro interlocutore dice la verità?
Qualcuno potrà pensare che io lo faccia per vendetta. No, veramente no.
Voglio raccontare chi sono e cosa ho vissuto, al di la di quello che ho sempre raccontato e mostrato nei Social, che serva a chi ha voglia di seguire il proprio sogno, chi incontra un uomo violento, chi non è capace ad amarsi, chi non crede nell'amore canonico, chi fa fatica a tirare fuori il suo vero io.
Ho incontrato il concetto di OPENESS, ultimamente, e ho capito che può fare molto bene a questa società dell'apparenza.
Sono stata vittima di violenza, fisica e psicologica e ne sto uscendo adesso, dopo due anni. Come ci sono finita? Ancora non lo so. Come ne sono uscita? Distrutta da tutti i punti di vista, ma viva. Con tanta confusione nel cervello, con tante paure, con tanti problemi. Con la sensazione di essermi inventata tutto, incapace di accettare ciò che è successo.
Può accadere che l'uomo che ami e di cui ti fidi diventi il tuo peggior nemico.
Sì, può accadere, accade. Troppo spesso.
Stavamo andando a un matrimonio, litigavamo, io ero in ansia perchè lui dava sempre tutto per scontato e alzai la voce.
Mi colpi sul naso, violentemente, mentre guidava, con la mano destra. Senza parlare, con gli occhi più diabolici che abbia mai visto in vita mia. Poi mi prese la testa e me la sbatacchiò sul cruscotto. Fu un'istante, lunghissimo, violentissimo.
Nessuno mi aveva mai picchiato prima, neppure i miei familiari da bambina o mio fratello nelle nostre innumerevoli liti. Non conoscevo la violenza fisica. Rimasi scioccata. C'era il matrimonio. Dovevamo fotografare. Forse avevo esagerato. In fondo stavo bene no? Lui faceva finta di niente. Io pure.
Chiamai il mio migliore amico, gli dissi cosa stava accadendo.
Mi disse di venire via immediatamente.
Sono rimasta per altri 5 anni.
Ogni volta che penso a quel giorno mi chiedo perchè sono rimasta.
Potevo salvare tutto.
Una parte di me voleva la sua bella fiaba a lieto fine forse.
Avevo troppa paura.
La vergogna.
Poi lo amavo.
Ad oggi io non so perchè ho permesso che quello accadesse, sempre più frequentemente, sempre più dannoso, minando la mia autostima e facendomi cadere in una sorta di ipnosi dove smettevo di essere me e diventavo una donna morta, in gabbia, impaurita.
Questo ancora mi paralizza.
Adesso ho un problema a continuare. Riemerge la confusione, mi perdo, mi sembra tutto inutile, mi sembra stupida la mia idea, mi sembra di dovermi solo nascondere.
Ma ho imparato. anche grazie all'analisi che sto facendo.
Trasformerò questo blocco.
In qualcosa di artistico. In una performance.
Questo monolite di marmo nero lucido, che mi si pone davanti, lo faccio diventare di ghiaccio, e mi immagino un sole caldissimo che piano piano lo scioglie, e Mercurio, il mio Dio con le ali, messaggero tra gli Dei e gli uomini mi porge la mano e mi porta in mezzo ai miei animali totemici che mi proteggono: l'orso, il procione, il cane, e la civetta bianca.
Uscire da un trauma di 5 lunghi anni non è semplice ma si può.
Con le mie immaginazioni attive riesco a superare tante cose.
Sto già meglio infatti.
E adesso vi lascio.
Vado a nanna che domani mattina mi sveglio presto.
Appunto due cose di cui voglio scrivere:
Il mio periodo in gelateria, dove ho incontrato un mondo che non conoscevo, e la signora del cinema della mia città, che mi ragalava poesia e cultura...
e poi di quegli anni, di liti, botte e casini, perchè devo raccontarlo, devo tirarlo fuori, scriverò così, piccoli pezzi, aneddoti, pezzi di vita, e poi sarà quel che sarà.
Non so che viaggio sto facendo, non so neppure se lo continuerò... So che stasera l'ho iniziato.
Buona notte
Foto tratte da
IO SONO PURO AMORE
Tutti i diritti
Vanessa Rusci
Non volevo accettarlo, non riuscivo a credere che fosse accaduto a me, sicuramente io ESAGERAVO, le cose non accadevano veramente.
In fondo ero sempre stata un po pazza, un po artista, un po diversa da tutti.
Pigra forse, invece di lavorare duro come il destino aveva deciso per me avevo deciso di fare la FOTOGRAFA. Non la ragioniera, come era deciso per quelle della mia classe sociale, a 1000 euro al mese, sotto un commercialista che non ti farà mai dare l'esame di abilitazione, che ti farà falsificare le firma sui documenti da sostituire all'ufficio imposte, che ti regalerà un panettone e una bottiglia di spumante per Natale ma non ti pagherà mai gli straordinari in maniera equa. E i sindacati intanto li avranno intortati e fatti morire e saremo tutti davanti a uno schermo a fare i grossi pagando rate all'infinito.
Ero troppo convinta di essere intelligente, troppo furba, troppo tutto per accettare il mio ruolo nella società, io volevo affrancarmi dalle case popolari, dalla povertà, da non poter fare una settimana bianca, dal vedere il proprio padre con le scarpe bucate fare tre lavori e dover sempre ripetermi che ci si doveva accontentare. Io non mi sarei accontentata mai.
Io avrei fatto la rivoluzione. L'avrei fatta con la fotografia, dato voce ai deboli, raccontato le storie delle donne, delle loro castrazioni, privazioni, degli anziani, dei ragazzini delle case popolari, dei tossici che avevo visto morire sulle panchine vicino casa mia e avrei esposto in tutti i musei e le gallerie del mondo... avevo 17 anni quando lo decisi.
E per un bel po di tempo è andata così, ho lavorato tanto, raccolto pomodori, cipolle, e pesche, fatto la cameriera, la venditrice di sigarette abusiva, la gelataia, ho lavorato come ragioniera, sì, l'ho fatto, a 19 anni, per 6 anni, poi in un call center, in un centro estetico, e ho vinto borse di studio, mi sono iscritta all'università a 34 anni... e tanto altro.
Poi ho cominciato a esporre, a lavorare.
Ho sacrificato tutto alla fotografia, anzi, non è sacrificare il termine giusto, ho dedicato tutto alla fotografia.
Stavo bene, vivevo in un castello, avevo mille progetti.
Ero sempre esagitata, tanta energia e tanto cervello, nessuno che realmente mi avesse mai incoraggiato, è normale, mi dicono, poi mi innamoravo, spesso, alla ricerca di questo principe che mi aiutasse a sconfiggere il grande drago...
...
Lo so, lo so, i puntini di sospensione non si dovrebbero usare così tanto. E io non so scrivere benissimo. Già, me lo hanno sempre ripetuto i miei amici colti, quelli che hanno fatto l'università, io che leggevo qualunque cosa trovavo, a caso, senza un piano di studi, affamata di sapere, convinta che la conoscenza e la cultura mi avrebbero davvero affrancata, non sapevo scrivere, e mentre loro mantenuti per anni dai genitori, giocavano a fare i ribelli e gli anarchici, io lavoravo, studiavo e stavo in mezzo alla gente vera, e loro diventavano sempre più colti e io rimanevo per loro sempre la solita ignorante...
((((Sulle classificazioni e le ghettizzazioni voglio scrivere un capitolo...))))
Ma tant'è scrive anche Fabio Volo, e mi piace anche, e io me lo concedo quindi di scrivere. Perchè in verità è tutta la vita che scrivo, male, sicuramente, così dicono, :-) ma scrivo. Tra l'altro ho scritto tantissime poesie e vinto anche dei premi e delle pubblicazioni...
Io ho bisogno di raccontare, di buttare fuori l'immenso universo che ho dentro.
Soprattutto ora.
Dopo 8 anni di maschere e silenzio, vergogna e dolore, esaurimento e depressione.
Si...
E racconterò tutto ciò che non ho mai detto.
E ve lo dico: è la mia vita, senza nomi e cognomi, romanzata, raccontata a seconda del mio stato vitale e delle esperienze che vivo quotidianamente, forse qualcuno ci si riconoscerà, ma sappiate che
OGNI RIFERIMENTO A COSE E PERSONE E' PURAMENTE CASUALE. Alcune cose potrebbero essere ispirate alle lettere delle donne che mi scrivono sui temi Bellezza e Violenza, e cmq utilizzerò questo pretesto per non avere rotture di scatole.
Non saprete mai se ciò che scrivo è vero o no: ma lo sappiamo mai con certezza se il nostro interlocutore dice la verità?
Qualcuno potrà pensare che io lo faccia per vendetta. No, veramente no.
Voglio raccontare chi sono e cosa ho vissuto, al di la di quello che ho sempre raccontato e mostrato nei Social, che serva a chi ha voglia di seguire il proprio sogno, chi incontra un uomo violento, chi non è capace ad amarsi, chi non crede nell'amore canonico, chi fa fatica a tirare fuori il suo vero io.
Ho incontrato il concetto di OPENESS, ultimamente, e ho capito che può fare molto bene a questa società dell'apparenza.
Sono stata vittima di violenza, fisica e psicologica e ne sto uscendo adesso, dopo due anni. Come ci sono finita? Ancora non lo so. Come ne sono uscita? Distrutta da tutti i punti di vista, ma viva. Con tanta confusione nel cervello, con tante paure, con tanti problemi. Con la sensazione di essermi inventata tutto, incapace di accettare ciò che è successo.
Può accadere che l'uomo che ami e di cui ti fidi diventi il tuo peggior nemico.
Sì, può accadere, accade. Troppo spesso.
Stavamo andando a un matrimonio, litigavamo, io ero in ansia perchè lui dava sempre tutto per scontato e alzai la voce.
Mi colpi sul naso, violentemente, mentre guidava, con la mano destra. Senza parlare, con gli occhi più diabolici che abbia mai visto in vita mia. Poi mi prese la testa e me la sbatacchiò sul cruscotto. Fu un'istante, lunghissimo, violentissimo.
Nessuno mi aveva mai picchiato prima, neppure i miei familiari da bambina o mio fratello nelle nostre innumerevoli liti. Non conoscevo la violenza fisica. Rimasi scioccata. C'era il matrimonio. Dovevamo fotografare. Forse avevo esagerato. In fondo stavo bene no? Lui faceva finta di niente. Io pure.
Chiamai il mio migliore amico, gli dissi cosa stava accadendo.
Mi disse di venire via immediatamente.
Sono rimasta per altri 5 anni.
Ogni volta che penso a quel giorno mi chiedo perchè sono rimasta.
Potevo salvare tutto.
Una parte di me voleva la sua bella fiaba a lieto fine forse.
Avevo troppa paura.
La vergogna.
Poi lo amavo.
Ad oggi io non so perchè ho permesso che quello accadesse, sempre più frequentemente, sempre più dannoso, minando la mia autostima e facendomi cadere in una sorta di ipnosi dove smettevo di essere me e diventavo una donna morta, in gabbia, impaurita.
Questo ancora mi paralizza.
Adesso ho un problema a continuare. Riemerge la confusione, mi perdo, mi sembra tutto inutile, mi sembra stupida la mia idea, mi sembra di dovermi solo nascondere.
Ma ho imparato. anche grazie all'analisi che sto facendo.
Trasformerò questo blocco.
In qualcosa di artistico. In una performance.
Questo monolite di marmo nero lucido, che mi si pone davanti, lo faccio diventare di ghiaccio, e mi immagino un sole caldissimo che piano piano lo scioglie, e Mercurio, il mio Dio con le ali, messaggero tra gli Dei e gli uomini mi porge la mano e mi porta in mezzo ai miei animali totemici che mi proteggono: l'orso, il procione, il cane, e la civetta bianca.
Uscire da un trauma di 5 lunghi anni non è semplice ma si può.
Con le mie immaginazioni attive riesco a superare tante cose.
Sto già meglio infatti.
E adesso vi lascio.
Vado a nanna che domani mattina mi sveglio presto.
Appunto due cose di cui voglio scrivere:
Il mio periodo in gelateria, dove ho incontrato un mondo che non conoscevo, e la signora del cinema della mia città, che mi ragalava poesia e cultura...
e poi di quegli anni, di liti, botte e casini, perchè devo raccontarlo, devo tirarlo fuori, scriverò così, piccoli pezzi, aneddoti, pezzi di vita, e poi sarà quel che sarà.
Non so che viaggio sto facendo, non so neppure se lo continuerò... So che stasera l'ho iniziato.
Buona notte
Foto tratte da
IO SONO PURO AMORE
Tutti i diritti
Vanessa Rusci
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